Impatto dell’AI sull’andamento della SEO nel 2025

RACCOMANDAZIONE: Questo articolo va letto fino alla fine per comprendere veramente quale potrebbe essere non solo il futuro della SEO ma come la strategia sia al centro di questa grande trasformazione. Attraverso la gestione dei nostri clienti noi di mamagari siamo convinti di come la strategia flessibile sia l’unico modo di trovare la giusta visibilità e valorizzazione di servizi o prodotti per quanto riguarda il web marketing.
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la SEO sia dal lato dei motori di ricerca che da quello dei content creator. AI e algoritmi di apprendimento stanno cambiando come gli utenti cercano informazioni e come i search engine interpretano e mostrano i risultati. Di seguito analizziamo le tendenze principali emerse nel 2025 e i cambiamenti nelle strategie SEO dovuti all’uso crescente di ricerche e contenuti basati sull’AI, con riferimento a studi recenti, report di settore e analisi di esperti.
Evoluzione degli algoritmi di ricerca con l’AI
I motori di ricerca tradizionali, in primis Google, hanno integrato l’AI nei loro algoritmi per migliorare la comprensione delle query e la qualità dei risultati. Google già da anni utilizza sistemi AI (RankBrain, BERT, MUM) per interpretare il contesto delle ricerche, ma l’ultima evoluzione è l’introduzione di risposte generate dall’AI direttamente nella SERP. Ad esempio, Google ha implementato le AI Overviews (note anche come Search Generative Experience, SGE) che forniscono riepiloghi sintetizzati dall’AI in cima ai risultati (fonte: searchenginejournal.com ). Questo sposta il focus dall’abbinamento di parole chiave alla comprensione dell’intento dell’utente e alla fornitura di risposte conversazionali più ricche.
Parallelamente, sono emersi nuovi concorrenti AI-first che minano il monopolio di Google. Motori di risposta basati su LLM come ChatGPT (con modalità search) e piattaforme come Perplexity.ai offrono un’esperienza di ricerca conversazionale alternativa. Anche Bing di Microsoft ha integrato ChatGPT nel motore di ricerca, e altri ecosistemi si muovono in questa direzione: ad esempio Apple sta esplorando l’integrazione di ChatGPT in Siri, e Meta (Facebook) sta sviluppando un proprio motore di ricerca AI per ridurre la dipendenza da Google (fonte: searchenginejournal.com)
Il risultato è un panorama più frammentato: Google mantiene ancora una posizione dominante (circa 90% delle ricerche globali nel 2024 fonte: linkedin.com), ma questa quota mostra i primi segni di erosione 89,9% a fine 2024, in calo da 91,4% inizio anno man mano che gli utenti iniziano a sperimentare piattaforme di ricerca conversazionale alternative. In ambito mobile e locale, partnership come Apple–OpenAI e iniziative di Amazon con Anthropic indicano che la ricerca AI si estenderà a nuovi dispositivi e contesti
L’AI sta anche innovando le modalità di ricerca: cresce la ricerca vocale e visuale grazie a modelli AI capaci di interpretare input multimodali. Ad esempio, l’uso di assistenti vocali migliora con l’integrazione di modelli generativi (Apple sta aggiornando Siri con funzionalità di ChatGPT) e strumenti come Google Lens sfruttano l’AI per riconoscere immagini con maggiore accuratezza (fonte: alixpartners.com). Di conseguenza, la SEO deve ora tenere conto di query vocali colloquiali e di ricerche per immagini, oltre che del testo tradizionale. L’avvento di formati di ricerca multimodale e di risposte AI dirette implica che i fattori di ranking si stanno adattando: restano importanti elementi classici (pertinenza, backlinks, velocità del sito), ma viene data sempre più enfasi alla pertinenza contestuale e semantica delle pagine per far sì che gli algoritmi AI le selezionino nelle risposte. In sintesi, l’AI sta trasformando la “ricetta” degli algoritmi di ranking, premiando i contenuti che soddisfano meglio l’intento dietro la query attraverso una comprensione più profonda del linguaggio naturale e dei bisogni degli utenti.
Importanza e ottimizzazione dei contenuti generati dall’AI
Con l’AI diventata accessibile, molti marketer e aziende sfruttano strumenti di generazione automatica di contenuti (es. GPT-4) per creare articoli, product description e testi SEO su larga scala. Google ha chiarito la sua posizione a riguardo: non penalizza di per sé i contenuti scritti dall’AI, purché siano utili, affidabili e pensati per le persone.
In pratica, i contenuti AI-generated sono valutati con gli stessi criteri dei contenuti umani: originalità, qualità informativa e rispetto delle linee guida E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness)
Google sottolinea che ciò che conta è fornire valore all’utente; l’uso di AI è accettabile se il risultato è contenuto utile e di qualità, mentre rimane vietato l’uso dell’automazione per manipolare il ranking producendo testo di bassa qualità o spam.
Tuttavia, affidarsi ciecamente all’AI per i contenuti non è privo di rischi. Studi comparativi evidenziano che i contenuti creati unicamente dall’AI tendono ad avere una qualità inferiore rispetto a quelli rivisti da umani. Ad esempio, un’analisi di Neil Patel (basata su dati 2024) mostra che il punteggio di qualità medio per contenuti 100% AI è solo 3,6/10, mentre i contenuti AI-assistiti con intervento umano raggiungono 7,5/10 (fonte digidop.com ). Questo indica che l’AI è un ottimo strumento di bozza e accelerazione, ma la revisione umana è cruciale per assicurare accuratezza, profondità e stile adeguato al pubblico. Le migliori pratiche emerse nel 2025 consistono nel combinare AI e expertise umana: usare l’AI per produrre una base (ad esempio, per stendere una struttura o raccogliere dati), poi far intervenire esperti per arricchire il contenuto, verificare i fatti e dargli un taglio originale.
In ottica SEO, questo approccio ibrido consente di scalare la produzione di contenuti mantenendo elevata la qualità, così da rispettare il principio del “people-first content” di Google.
Per ottimizzare i contenuti generati (o co-generati) dall’AI, gli esperti consigliano di: curare la struttura e la chiarezza (suddividere in paragrafi brevi, elenchi puntati, uso di titoletti) in modo che sia fruibile sia ai lettori che agli algoritmi; inserire riferimenti e dati autorevoli a supporto (per migliorare l’E-E-A-T); e soprattutto assicurarsi che il contenuto risponda in pieno all’intento di ricerca dell’utente. Un contenuto AI ben ottimizzato dovrebbe anticipare le domande dell’utente, fornire risposte concise ma complete e magari includere sezioni FAQ mirate. Inoltre, è importante etichettare semanticamente il contenuto (con markup schema.org per articoli, recensioni, how-to, FAQ, ecc.) così che i motori AI possano interpretarlo correttamente
In breve, il contenuto generato dall’AI può dare grandi vantaggi in termini di volume e rapidità, ma va gestito con una forte supervisione editoriale e ottimizzato secondo i principi SEO classici e le nuove esigenze dell’AI, garantendo utilità e affidabilità all’utente finale.
Ricerca conversazionale e assistenti AI: impatto sul traffico organico
Percentuali di azioni post-ricerca nel 2024: una ricerca di SparkToro mostra che quasi il 60% delle ricerche Google non genera alcun click, specialmente in Europa, segno dell’aumento di risposte immediate in pagina ( fonte: searchengineland.com ).
L’ascesa delle piattaforme di ricerca conversazionale – come ChatGPT (modalità chat di Bing e di OpenAI), Google Bard e assistenti vocali avanzati – sta cambiando il modo in cui gli utenti ottengono le risposte e di conseguenza riducendo il traffico organico verso i siti web. Invece di digitare query brevi e generiche, gli utenti (soprattutto i più giovani) pongono domande in linguaggio naturale o dialogano con chatbot AI come farebbero con un esperto umano.
Ad esempio, invece di cercare “migliori pratiche SEO 2025” e scorrere vari link, un utente può chiedere direttamente a ChatGPT “Quali sono le migliori strategie SEO per il 2025?” ottenendo subito una risposta discorsiva. Queste risposte AI vengono spesso presentate senza bisogno di cliccare su ulteriori risultati, in quanto l’assistente sintetizza le informazioni chiave. Ciò alimenta il fenomeno dei “zero-click searches”, ovvero ricerche che non generano alcun clic verso siti esterni perché l’utente trova già la risposta sulla pagina dei risultati o tramite l’assistente
Studi recenti quantificano questo trend: secondo una ricerca Bain & Company basata su survey utenti, circa l’80% dei consumatori utilizza regolarmente i risultati “zero-click” (ovvero si accontenta della risposta immediata) in almeno il 40% delle proprie ricerche. Questo comportamento ha portato a una riduzione stimata del 15–25% del traffico organico verso i siti web rispetto al passato ( font: bain.com).
Un altro dato impressionante: circa il 60% delle ricerche totali ora termina senza alcun clic su un risultato esterno – sintomo che gli utenti trovano già soddisfazione nella risposta diretta fornita da Google (snippet, knowledge graph o AI overview) o decidono di affinare la query senza visitare siti. Persino chi dichiara scetticismo verso l’AI ammette che la maggior parte delle proprie query riceve risposta nella pagina di ricerca senza necessità di cliccare altrove.
Questo cambiamento sta erosuando il traffico dei publisher tradizionali. Pagine che un tempo ricevevano molti accessi da Google (es. risposte a domande comuni, definizioni, previsioni meteo, risultati sportivi, ecc.) ora vedono gli utenti soddisfatti direttamente dal risultato AI o dal featured snippet. Ad esempio, piattaforme come Bing Chat spesso forniscono risposte immediate con fonti citate, riducendo la necessità di visitare il sito originario. I siti di news e portali informativi hanno riportato cali di CTR perché gli utenti leggono la notizia sommaria direttamente dal feed Google (es. in Google Discover o nelle risposte AI). Un effetto analogo si vede per i siti di domande e risposte o di how-to: l’assistente AI di turno spesso elabora contenuti provenienti da più fonti e li presenta come risposta unica, togliendo visibilità alle singole fonti.
Non solo la ricerca testuale, ma anche gli assistenti vocali AI influenzano il traffico: quando gli utenti pongono una domanda a Siri, Alexa o Google Assistant, di solito ricevono una singola risposta vocale (derivata dai primi risultati web) senza vedere l’elenco di link. Con l’AI, queste risposte vocali diventano più precise e ricche, aumentando la percentuale di utenti che non accede al sito originario. La convergenza di AI conversazionali e ricerca tradizionale ha quindi creato una situazione in cui ottenere il click organico è più difficile: l’attenzione dell’utente spesso si ferma alla SERP stessa.
Per i gestori di siti e content marketer, ciò rappresenta una sfida: secondo gli esperti, diventa cruciale fornire contenuti che invoglino l’utente ad approfondire oltre la risposta sintetica. Se l’AI restituisce un paragrafo riassuntivo, il sito deve offrire valore aggiuntivo (dettagli extra, approfondimenti, risorse scaricabili) per persuadere l’utente a cliccare comunque.
Inoltre, alcuni brand stanno diversificando le fonti di traffico, investendo di più in canali come social, newsletter o risultati sponsorizzati, per compensare la perdita di visibilità organica su Google. In definitiva, la ricerca conversazionale e gli assistenti AI stanno ridefinendo l’imbuto di traffico: meno visite organiche dirette da query semplici, ma rimane opportunità di traffico qualificato per chi sa posizionarsi come fonte autorevole che l’AI cita o per chi offre contenuti che l’utente vuole esplorare oltre la risposta immediata.
Strategie SEO emergenti per la ricerca AI-driven
Di fronte a questi cambiamenti, le strategie SEO stanno evolvendo per adattarsi ai modelli di ricerca guidati dall’AI. Nel 2025 gli esperti concordano su un punto chiave: la SEO non è “morta”, ma deve diventare più sofisticata e collaborare con l’AI invece di subirla ( medium.com ). Ecco le principali strategie emergenti per continuare a ottenere visibilità organica nell’era delle ricerche AI-driven:
- Ottimizzare per query conversazionali e long-tail: Dato che gli utenti usano sempre più domande naturali, è fondamentale creare contenuti che rispondano in modo preciso a domande specifiche. Bisogna anticipare le intenzioni e i sotto-quesiti: ad esempio includere FAQ dettagliate, sezioni Q&A e contenuti che ricalcano le formulazioni colloquiali degli utent. L’uso di keyword long-tail (frasi più lunghe e dettagliate) aumenta le probabilità che il contenuto venga agganciato dalle AI come risposta a query precise. In pratica, invece di puntare solo a “hotel Venezia”, conviene coprire query tipo “qual è il miglior hotel pet-friendly a Venezia con spa?”.
- Strutturare i contenuti per l’AI e gli snippet: La formattazione diventa ancora più importante. Conviene organizzare i contenuti in modo chiaro e conciso, con bullet point, elenchi numerati, tabelle riassuntive e paragrafi brevi che facilitino l’estrazione di risposte. Ad esempio, se scriviamo un articolo “Come fare X”, è utile suddividerlo in passi numerati (usando anche lo schema HowTo) così che Google o Bing possano facilmente mostrare un rich snippet o usarlo in una risposta AI. Inserire domande esplicite e relative risposte nel testo (stile FAQ) aumenta la probabilità di essere selezionati dall’AI per rispondere alle stesse domande degli utenti. Inoltre, implementare dati strutturati (Schema.org markup) aiuta le AI a interpretare il contenuto (es. distinguere recensioni, ricette, definizioni) e talvolta a mostrarlo direttamente nei risultatimedium.com.
- Enfatizzare E-E-A-T e autorevolezza: Gli algoritmi AI, nel sintetizzare risposte, tendono a dare priorità a fonti autorevoli e affidabilisearchenginejournal.com. Per questo le strategie SEO puntano a costruire autorità nel proprio settore. Come? Pubblicando contenuti firmati da esperti qualificati, con biografie e credenziali ben visibili; citando e linkando fonti attendibili; ottenendo link in ingresso da siti di peso. Google e altri motori valutano sempre più la credibilità della fonte: contenuti di qualità provenienti da autori riconosciuti e su siti con una buona reputazione hanno maggiori chance di essere selezionati nelle risposte AIlinkedin.comsearchenginejournal.com. In pratica, curare la propria identità di brand/editor (magari guadagnando menzioni su siti istituzionali, testate di settore, università per chi pubblica contenuti scientifici, ecc.) è diventato parte integrante della SEO. Anche i backlink restano importanti come segnale di affidabilità, sebbene si punti più sulla qualità che sulla quantità – ad esempio guest post o collaborazioni con domini autorevoli nel proprio campo portano benefici sia di traffico sia di riconoscimento algoritmicolinkedin.com.
- Migliorare l’esperienza utente e i fattori tecnici: Un sito tecnicamente solido e user-friendly è il fondamento su cui costruire visibilità in ottica AI. Le AI “leggono” meglio siti con HTML pulito, struttura semantica chiara e velocità ottimizzata. Implementare Core Web Vitals (prestazioni, reattività, stabilità visiva) rimane cruciale. Inoltre, l’usabilità mobile e l’assenza di errori tecnici aiutano sia il ranking tradizionale sia la capacità dell’AI di estrarre contenuti senza intoppi. Ad esempio, evitare contenuti nascosti dietro login o PDF (che le AI non possono accedere facilmente) assicura che le informazioni siano crawlable dalle intelligenze artificiali. Allo stesso modo, usare tag alt descrittivi per immagini e markup ARIA migliora la comprensione del contenuto visuale, importante con l’aumento della ricerca per immagini. Si parla anche di rendere i siti “AI-readable”, ovvero ottimizzati perché un modello AI possa estrarre correttamente contesto e fatti: su questo fronte, l’uso rigoroso di markup semantico, dati strutturati e aggiornamento frequente (freshness) dei contenuti aiuta le AI a fidarsi del nostro sito.
- Diversificare i canali e formati di contenuto: In un panorama in cui l’utente può scoprire informazioni attraverso molteplici piattaforme (Google, chatbot, social media, voice assistant, ecc.), la strategia SEO diventa in parte strategia di presenza omni-canale. I brand e i siti stanno cercando di farsi trovare non solo sul motore di ricerca classico, ma anche dentro le risposte AI e su piattaforme alternative. Ciò significa, ad esempio, pubblicare contenuti su YouTube, Medium, LinkedIn, TikTok e altri canali dove l’AI potrebbe attingere informazioni o dove gli utenti fanno ricerche (sempre più giovani usano TikTok o Instagram come motore di ricerca per consigli e trend). Essere presenti su più piattaforme autorevoli aumenta la probabilità che il nostro contenuto venga citato o utilizzato dagli algoritmi generativi (Google stesso ha indicato che la sua AI attinge a una varietà di fonti). Inoltre, diversificare i formati: non solo testo, ma anche video, infografiche, podcast – le AI stanno imparando a indicizzare e comprendere anche audio e video, quindi offrire contenuti multimediali di qualità può migliorare la visibilità complessiva. Ad esempio, fornire una trascrizione testuale dei propri video/podcast aiuta sia gli utenti sia i motori a capire e usare quei contenuti.
- Monitorare nuove metriche e sperimentare: Con meno clic diretti, i SEO stanno guardando ad altri indicatori di successo. Si presta attenzione a metriche come impressioni sulle pagine AI (quante volte il brand o una frase di un contenuto appare nelle risposte AI), tasso di engagement sulle SERP (es. interazioni con i risultati arricchiti), e si valorizza l’incremento di brand awareness anche senza clic. Allo stesso tempo, il 2025 è un anno di sperimentazione: le aziende all’avanguardia conducono test creando contenuti ottimizzati per l’AI e misurando come vengono mostrati (ad esempio, formattando in modo diverso per vedere cosa l’AI preferisce citare). Adattabilità e innovazione sono concetti chiave: la SEO diventa un campo dove provare nuove tattiche (come influenzare le AI tramite prompt nei propri contenuti, o collaborare con i motori di risposta fornendo dati strutturati avanzati) per mantenere la rilevanza in un ecosistema di ricerca in rapida evoluzione.
Settori più impattati e come si stanno adattando
L’impatto dell’AI sulla SEO non colpisce tutti i settori allo stesso modo. Alcune tipologie di siti stanno vivendo cambiamenti più drastici nelle dinamiche di traffico e hanno dovuto adattare radicalmente le proprie strategie:
- Siti di recensioni e affiliazione prodotto – Sono probabilmente i più colpiti. Motori AI e chatbot sono in grado di generare direttamente raccomandazioni di prodotto aggregando informazioni da molte recensioni online, con il risultato che l’utente potrebbe saltare i siti di recensioni e andare direttamente al sito del venditore. Ad esempio, se prima un utente cercando “miglior laptop 2025” cliccava su diversi siti di recensioni e confronti, ora potrebbe ottenere da Bing Chat una risposta con il prodotto consigliato e magari un link diretto ad Amazon. Questi siti vedono cali di traffico significativi e perdita di commissioni affiliate, perché l’AI bypassa l’intermediariocontactora.com. Per adattarsi, alcuni stanno puntando su contenuti più specialistici e approfonditi (es. test comparativi molto dettagliati, prove sul campo, video recensioni) che possano differenziarsi dal riassunto generico fornito dall’AI, offrendo valore aggiunto unico che spinga comunque l’utente ad approfondire.
- Siti informativi ed educativi (blog, wiki, how-to) – Questi vedono drastici cali di traffico top-of-funnel, perché moltissime query informative vengono soddisfatte immediatamente dall’AI. Un report indica decrementi di traffico fino al 70% per contenuti informativi generici (ad es. definizioni, piccole guide) in certi casi. Particolarmente colpite sono liste, glossari e contenuti superficiali facilmente sintetizzabili. Per contro, siti che offrono contenuti approfonditi, analisi originali o dati proprietari riescono a mantenere parte del traffico, perché l’AI li cita come fonti autorevoli o perché l’utente, incuriosito dal riassunto, clicca per saperne di più. La strategia di adattamento include arricchire le pagine con infografiche, esempi pratici, community (forum, commenti) – elementi che invitano all’interazione – e assicurarsi di coprire nicchie verticali dove l’AI potrebbe non avere informazioni così dettagliate.
- Editoria online e news – I siti di notizie affrontano sfide simili. Le AI possono fornire all’utente uno snippet della notizia (es. le prime righe di un articolo di cronaca) o rispondere a domande come “cosa è successo oggi su X” senza che l’utente visiti il giornale online. Questo comporta CTR più bassi e calo di pagine viste, con ripercussioni sui ricavi pubblicitari. Inoltre gli editori temono la “appropriazione” dei contenuti: se l’AI sintetizza notizie prese da varie testate, il lettore potrebbe non rendersi conto della fonte originale. Alcuni grandi publisher stanno reagendo negoziando accordi (ad esempio pretendendo visibilità come fonte citata o esplorando l’uso di metatag per limitare l’uso non autorizzato dei propri contenuti nelle AI). Dal punto di vista SEO, i siti news puntano su approfondimenti esclusivi, inchieste, opinioni – contenuti con prospettive uniche non facilmente replicabili – e su modelli di fidelizzazione (newsletter, abbonamenti) per mantenere il pubblico direttamente, al di là della visibilità su Google.
- E-commerce e shopping – Il settore ecommerce vive effetti contrastanti. Da un lato, i grandi marketplace (Amazon in primis) potrebbero beneficiare delle raccomandazioni AI: se ChatGPT o Google AI Overview consigliano un prodotto, spesso linkano direttamente a siti di acquisto noti. Questo porta traffico diretto ai big e potenzialmente taglia fuori comparatori o piccoli ecommerce. D’altro canto, i negozi online di nicchia potrebbero perdere visibilità su ricerche generiche di prodotto, poiché l’AI favorisce soluzioni “sicure” e brand noti. I retailer minori per adattarsi puntano su brand building e community: rendere il proprio marchio una destinazione (cosicché gli utenti lo cerchino direttamente) e offrire contenuti utili attorno ai prodotti (blog, guide all’uso, tutorial video) per intercettare query più specifiche. Inoltre sfruttano canali alternativi come social commerce e marketplace verticali. Va detto che Google sta cercando di bilanciare le cose mostrando nelle risposte AI anche diverse opzioni di acquisto e non un solo link, quindi chi investe in feed di prodotto ottimizzati, recensioni clienti e dati strutturati per shopping può ancora apparire in queste nuove vetrine AI.
- Settori con contenuti esperienziali o servizi locali – Ambiti come viaggi, food blogging, lifestyle e in generale chi offre esperienze personali hanno visto un impatto leggermente minore o diverso. Le AI possono dare consigli (“qual è il ristorante migliore…”) ma spesso le persone cercano ancora il tocco umano e le recensioni personali. Ad esempio, blog di viaggio che raccontano esperienze autentiche o siti con community di appassionati mantengono appeal, perché l’AI tende a generare risposte standardizzate. Chi fornisce contenuti originali, basati su esperienza diretta, è relativamente più al riparo e può mantenere buone posizioni. Lo stesso vale per servizi locali: una ricerca vocale “trova un idraulico vicino a me” farà comparire direttamente risultati locali su Google Maps; qui l’AI c’entra fino a un certo punto, quindi la SEO locale (schede Google Business Profile ottimizzate, recensioni locali) rimane fondamentale e questi professionisti locali non sono sostituibili dall’AI. In generale, i settori che offrono qualcosa di unico o fortemente contestualizzato (un punto di vista originale, un’esperienza non replicabile semplicemente leggendo informazioni aggregate) riescono ad adattarsi meglio: investono nel differenziare i contenuti e nel creare un legame di fiducia con il pubblico, così da non essere rimpiazzati dalla “voce generica” dell’AI.
In conclusione, l’anno 2025 sta segnando una svolta per la SEO: l’intelligenza artificiale ha introdotto nuovi paradigmi di ricerca e costringe chi si occupa di marketing digitale ad alzare l’asticella. Gli algoritmi di Google e degli altri motori diventano sempre più “intelligenti”, privilegiando contenuti di qualità, pertinenti e strutturati per rispondere direttamente alle domande. I creatori di contenuti devono sfruttare l’AI come alleata (per produrre meglio e di più), ma anche distinguersi dall’AI con competenza, creatività ed empatia verso l’utente. Le ricerche conversazionali e gli assistenti virtuali riducono il traffico organico tradizionale, ma aprono anche nuove opportunità a chi saprà farsi includere nelle risposte AI o costruire un brand forte multi-piattaforma. Le strategie SEO emergenti ruotano attorno a un concetto centrale: mettere l’utente al centro, fornendo la miglior risposta possibile ovunque essa venga cercata – che sia in un risultato generato dall’AI, in un video, in un podcast o nella classica pagina web. I settori più impattati stanno già innovando i loro approcci, dimostrando che la SEO, lungi dall’essere morta, continua a evolvere nell’era dell’intelligenza artificiale. Come affermano gli analisti, il futuro della ricerca sarà un ecosistema ibrido in cui SEO e AI lavorano in sinergia per soddisfare utenti sempre più esigenti e abituati a trovare “tutto e subito”
Adattarsi proattivamente a queste tendenze è la chiave per mantenere e accrescere la visibilità online nel 2025 e oltre. Per questo la strategia secondo la nostra esperienza come agenzia di web marketing consolidata è evitare una verticalizzazione cieca ma sfruttare a 360° le opportunità digitali.
Fonti:
searchenginejournal.com; linkedin.com; ricerche di Bain & Company bain.com – bain.com, report Contactora contactora.com – contactora.com, approfondimenti AlixPartners alixpartners.com, linee guida Google Developers markcopy.ai, dati Neil Patel/Ubersuggest digidop.com, e articoli specializzati su Search Engine Land, Search Engine Journal, Medium e altri + L’eperienza tecnica e sul campo di mamagari.it